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nZolia

Braccia e schiena erano la sua vita: nZolia figlio di Noto la “Ingegnosa”.
La Ingegnosa?
Meritato per i suoi artigiani di ieri, oggi … non so. Manco dal 1965 e, rintanato sulle colline, in occasione delle mie presenze saltuarie non me ne sono interessato. Forse come tanti sono scomparsi assieme alle loro risorse, sacrificati al consumo di massa. Però, la “Regina del Barocco” del Sud con le casse eternamente vuote, ha aguzzato l’ingegno per accedere, per grazia nobiliare (i blasoni spopolano) alla cassaforte dell’UNESCO. Con una metafora, si è imbellettata come quelle donne che spendono patrimoni in cosmetici, agghindandosi per attirare l’attenzione dei passanti ma senza curarsi della biancheria sporca ammassata negli angoli.
Dai Giardini Pubblici fin quasi la fine del Corso, un budello con qualche ramificazione oltre cui non vale avventurarsi, è così la bella Noto. Dimentica del resto che a turisti e visitatori “non può interessare” perché in preda all’abbandono o perché cresciuto selvaggio in assenza di una sana pianificazione, si adorna di “Influencer” (Influencer da influenza, contagio) che vengono a scaricarvi i loro acari, scortati dai sindaci con “sottopancia” (il sottopancia per gli animali da tiro o da soma)
tricolore.

La smetto ché nZolia ci attende.

Anche nei primi decenni del ventesimo secolo, in città gli avvocati inflazionano. Alcuni, vedi Sallicano, Accardo, Bova, Ernandez, Maugeri, nomi e casati che mi vengono in mente, sono di grido, coprono cariche istituzionali di tutto rispetto, altri lo sono per dare credito alla tradizione di famiglia o mettere in soggezione chi prova a minare i loro privilegi di casta, sacrosanti o fasulli.
nZolia, per la sua abilità e onestà, questi signori se lo contendono e all’alba di un melanconico mattino autunnale, è già all’opera in uno dei poderi della piana a servizio per la prima volta dell’abbiente Avvocato-Commendatore Bordonaro, famoso per i suoi cavilli e a cui i colleghi lo hanno indicato raccomandandogli di trattarlo bene.

Nessuno può pensare che nZolia ne approfitti, ben al contrario. E così anche quel mattino, la giornata lavorativa va dall’alba e finisce al tramonto del sole, lui è a spaccare legna per il Commendatore. Il suo arrivo è stato salutato dal cane legato alla catena.
L’uomo impugna ben salda la scure, mentre la solleva si riempe polmoni e torace e con un botto la lascia abbattere sul tronco da spaccare amplificando l’effetto con un sonoro “haaasch” che accompagna l’uscita dell’aria dei polmoni. L’abbaio del cane, a cui fa seguito l’espirazione sonora e il botto, manco si fosse sugli avamposti del Trentino, o sull’altopiano della Bainsizza durante la guerra, svegliano il suo datore di lavoro, commendatore avvocato che, impegnato ad assaporare le ore del più dolce riposo mattutino sbuffa, si solleva sul materasso, dà un bacio sulla guancia alla consorte che brontola e si rannicchia sull’altro fianco e ancora più acido, indispettito da quest’ultimo gesto, mette i piedi fuori dal letto.

Attimi dopo è dal bracciante già sudato:
Ehi nZolia!
Baciamo le mani, Commendatore! - “haaasch” , “patatrac” e la scure spacca il prossimo pezzo.
E bacia anche i piedi se sono cotti. Ahò! - in tono risentito - I tuoi “haaaasch” svegliano con tutta la piana anche il vescovo lontano chilometri in città.
Commendatore la legna è dura e io devo mettercela per spaccarla.
Facciamo così: tu spacca e “haaasch” lo faccio io senza rimbombare. Capito? E che ca…o!

Il tono non ammette repliche, nZolia si ferma un attimo poggiando le mani sul manico della scure, tentenna, si cuce le labbra, solleva l’arnese, il commendatore biascica il suo “haaaasch” e la scure si abbatte sul prossimo legno.
Visto che funziona?
nZolia fa buon viso a cattivo gioco, deciso a mandare a quel paese il commendatore che continua a sincronizzarsi ai suoi movimenti ritmici. Evita di farlo ché quello non gli darebbe nemmeno un centesimo per non essere stato ai patti.

Il tempo scorre e nello stomaco del signore si fa vivo un pizzicorino. Una delle serve dal davanzale lo avverte che la colazione è pronta. L’odore del caffè si sente e lui si avvia di buon grado.
nZolia appena solo smette di spaccare legna, ingoia un pezzo di pane ormai duro e attende, le mani una sull’altra, poggiate sull’alto del manico della scure.
Dopo un buon momento il commendatore, leccandosi le labbra, lo trova in tale posa. Gli si rivolge indispettito, livido di rabbia ringhia più del cane:
Ehi! Io ti pago per lavorare, non per stare a guardare! Ma cosa credi!
Voscienza deve scusarmi ma io obbedisco ai suoi ordini e non c’è più nessuno che fa “haaaasch”.
“Ma che ca…o!” - vuole esclamare Bordonaro. Preso in castagna, all’ultimo momento tace. Il bracciante ha ragione.

Il sole è al tramonto.
Commendatore, pagatemi la giornata e non contate su di me per domani.
E no caro amico! In rispetto a norme e usanze tu rimani a mia disposizione fino a mezzanotte. Solo allora non più al mio servizio sarai pagato!
Il commendatore vuole la rivalsa per lo smacco subito e gli affida un compito:
Carica le mule con il frumento e va a macinare.

nZolia deglutisce ma non si lascia spodestare. Sa bene che prendersi di becco con questi signori c’è sempre da rimetterci. Non può rinunciare al compenso che gli permette di sfamarsi con una minestra di fagioli o fave per potere continuare il prossimo giorno. Prepara e carica le due mule, il mulino ad acqua non è dietro l’angolo, fino alla Fiumara dove si trova sono chilometri e scorciatoie non ce ne stanno.
Il commendatore si frega le mani. A sera tardi si mette a letto soddisfatto per aver fatto valere la sua autorità su un bracciante che si è permesso a dargli scacco, a lui avvocato.
Se tutto andrà bene quello sarà di ritorno verso l’alba del nuovo giorno.

La mezzanotte è già andata, scandita dai rintocchi che l’orologio del Duomo diffonde fino alla piana.
Ancora forse due ore e nel baglio la voce di nZolia tira fuori dal letto Bordonaro. Il cane ringhia.
Avvocato commendatore! Sono nZolia.
Ah, sì! E che vuoi? - risponde con la lingua impastata e la moglie che brontola per essere stata svegliata.
Pagatemi!
E che non puoi aspettare che faccia giorno?
E no! La mezzanotte è passata da un po’.

L’avvocato impreca ma non ha altra scelta. Già compromesso, rischia di essere guardato di traverso dai suoi pari se le cose si vengono a sapere. Viene fuori in mutandoni, si strofina gli occhi e:
E le mule dove sono?
A Carrubbazza (Carrubbazza è una contrada della Fiumara di Noto distante alcuni chilometri dalla piana) con la farina. Ho legato le corde delle cavezze a un albero.
Che…, che cooosa? E - fuori di sé - ma che t’è saltato in testa! Io ti denuncio per abbandono di animali!
Denunciate pure. Ho solo obbedito ai vostri ordini avvocato! Ero arrivato proprio là quando, scoccata la mezzanotte, non mi volevate più al vostro servizio.

C. S. Magro
Settembre 2023

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